Non capita anche a voi di ritrovare ogni tanto cimeli di quel che fu “Italia 90”? Una penna, un portachiavi o una spilletta in qualche cassetto dimenticato, l’etichetta di un asciugamani o una bandierina... fino a schede telefoniche, poster, e a quelli che ormai sono autentici pezzi da collezione per feticisti.
Impossibile - per chi, a qualsiasi età, c’era - dimenticare l’atmosfera
di quei mondiali di calcio. Facciamo allora un tuffo indietro nel tempo. E “se bastasse una (sola) canzone”, come
cantava (sempre nel ’90) Eros Ramazzotti? Infatti una ne basta. Da lì parte
tutto ciò che vi si possa abbinare, in un magma di ricordi, emozioni e sogni in
cui – inspiegabilmente, e forse per la prima volta in maniera così leggera
eppure pesantemente latente nella memoria massmediatica italiana – i contorni di privato e collettivo
sbiadiscono fino a confondersi completamente.
E’ l’8 giugno del 1990, ed è il giorno in cui allo Stadio
Meazza di Milano si alza il mega sipario radiotelevisivo e va in scena la 14ma
edizione dei campionati mondiali di calcio. La Fifa aveva scelto già nell’84 l’Italia
come prossima nazione ospitante, facendo schizzare se possibile alle stelle la già
comprovata febbre calcistica del suo popolo. Tutto per un po’ si tinge di blu.
Si tratta del blu indossato in campo dai nostri azzurri, del blu del mare estivo come del mare che lambisce e
unisce i continenti, il blu sereno di sole del cielo italiano ma - soprattutto,
oltre qualsiasi riferimento “naturalistico” – è il tono rassicurante scelto per
colorare i caratteri del logo ”Eurovisione” e che contrassegna la nuova fase
dell’”Europa senza frontiere”, apertasi insieme alle crepe nel muro (da qualche
mese crollato) a Berlino. Un colore destinato a diventare tinta emotiva, i cui
rimandi simbolici - e possibili coniugazioni estetiche - vengono sapientemente
dosati da una poderosa macchina organizzativa ostinata a confezionare il
miglior evento, avvalendosi di ogni nuova tecnologia legata all’immagine. Lo spettacolo abbagliante
delle stelline che assalgono i contenuti già imperversa, e qui – va detto - siamo
all’Italia a.B. (insomma: avanti Discesa in Campo di Berlusconi; anche se,
evidentemente, c’era già chi stava lavorando per lui: vedi, tanto per dirne
una, alla voce Legge Mammì e ai vari “decreti Berlusconi” craxiani). Io avevo
più o meno 8 anni ma ricordo il programma Rai "Europa Europa", quello in cui
alla fine tutti aspettavano la telefonata a casa per vincere il montepremi di
gettoni d’oro in palio; lo ricordo per un clamoroso scherzo di mio cugino a mia
madre, che corse al telefono urlando “Europa Europa!!” nello stesso momento in
cui Fabrizio Frizzi o Elisabetta Gardini nello schermo terminarono di digitare il numero di turno, dunque ripensando
a cose come questa non mi meraviglio troppo della scarsissima conoscenza delle
dinamiche istituzionali europee (cosa puoi dire a chi ha deciso di mandare al parlamento di Bruxelles, ad esempio, Iva Zanicchi o Barbara Matera?), specie in quest’anno cruciale di crisi
economica e politica durante il quale tutto
il peso della loro vacuità - in termini di effettiva percezione sociale valoriale
e reale - si è fatto sentire.
Ciao è il nome
del simbolo-mascotte di “Italia ‘90” più
votato dai giocatori del Totocalcio; con i suoi cubetti verde-bianco-rossi uniti
a formare un ometto stilizzato che si muove calciando la palla, campeggia su
qualsiasi oggetto o superficie privi della facoltà di respirare ma, secondo le
grandi imprese, dotati di un irresistibile appeal pubblicitario. Chiunque respirasse,
invece, non ha potuto fare a meno di ascoltare “Un’estate italiana”, la sigla ufficiale di questi Mondiali. “Notti magiche, inseguendo un gol” è il
ritornello-tormentone cantato dal duo di rocker nostrani Nannini-Bennato. Ormai
lanciatissima nelle radio italiane, la canzone straripa dal tempo della
fruizione privata e invade i luoghi di aggregazione (o viceversa), riecheggia
per le strade e attraverso gli stabilimenti balneari, assolvendo ottimamente al
compito di cementificare - mentre, fuor di metafora, numerosi cantieri vennero
aperti per ammodernare ed erigere nuovi stadi - le coscienze intorno a un
evento di tale portata. Ma di tutti gli sprechi, gli appalti e gli incidenti più
o meno evitabili se ne potrà parlare poi (anche perché a breve scoppierà
Tangentopoli); adesso è il momento di “essere i numero uno” come suggerisce il
titolo del pezzo di Tom Whitlock (quello della “Take my breath away” di Top
Gun), del quale “Un’estate italiana” è la versione nostrana. Il testo italiano
è forse più poetico e allusivo rispetto all’originale, in linea con la
tradizione melodica e autoriale della nostra musica popolare: racconta di “un’avventura in più” da vivere, “senza frontiere e con il cuore in gola”,
ti dice che probabilmente “non sarà una
canzone a cambiare le regole del gioco” ma che vale la pena comunque
abbandonarsi al brivido e inseguire quel sogno di vincere “che comincia da bambino”. In entrambi i casi la musica (e la
produzione) è opera di Giorgio Moroder,
pioniere italiano nel campo dell’elettronica e disco music, e compositore di
pluripremiate colonne sonore.
Tante probabilmente furono le personali notti magiche che gli italiani
avrebbero di lì in poi ricordato, mentre questo singolo balzava in vetta alla
classifica non solo come il più ascoltato ma anche come il 45 giri - pubblicato
nel novembre 1989 e cantato in playback durante la cerimonia ufficiale di
apertura - in assoluto più venduto dell’anno, l’ultimo prima della sparizione
di questo ormai obsoleto supporto dal mercato discografico. Altrettanto
numerosi, e tra loro concatenati, sono i fatti del mondo di cui l’anno 1990 si
fa portatore, o forse diremmo meglio incubatore. Campioni del mondo sono (per
la terza volta) i tedeschi dell’Ovest, ma sarà l‘ultima partita che “le due
Germanie”giocheranno con maglie diverse: è l’8 luglio e il processo di
unificazione economica è già partito, il Checkpoint Charlie è stato rimosso e
il muro a Berlino sta definitivamente cedendo. Di lì a pochissimo - dopo un
vertice G7 che si apre alla perestroika
di Gorbačëv - 160000 berlinesi, e l’Europa intera davanti alla tv, potranno “vedere”
The Wall dei Pink Floyd. E poi ancora: in Sudafrica Nelson Mandela è libero dopo
28 anni di carcere, e a marzo verrà sancita l’abolizione dell'apartheid; a maggio
l'Organizzazione Mondiale della Sanità depenna l’omosessualità dalla lista
delle malattie mentali; la Lady di ferro Margareth Thatcher in Inghilterra è in crisi e a
novembre si dimette, dopo i suoi 15 anni di governo “liberal-conservatore”. In
Italia c’è - sempre - Giulio Andreotti
al governo (se Wikipedia non sbaglia trattasi del suo VI insediamento su un
totale di 47 disponibili dall’esistenza della forma repubblicana); il ventaglio
parlamentare è costituito da Dc, Psi e Psdi, Partito Repubblicano e Partito
Liberale, mentre il fu Partito Comunista Italiano è impegnato nei congressi e
dibattiti della storica “svolta” all’ex quartiere Bolognina del capoluogo
emiliano (a ottobre Achille Occhetto presenterà il nome e il simbolo del
nascente Partito Democratico della Sinistra - Pds). Rai Tre manda in onda a
marzo 1990 – alla vigilia del congresso di Bologna - il documentario “La cosa”
di Nanni Moretti, girato all’interno di alcune sezioni Pci italiane in quel
periodo. Muore il comunismo e muoiono anche i Cccp; sarà un caso, ma dopo
un concertone a Mosca e San Pietroburgo (con tanto di militari sovietici tra il
pubblico) il gruppo – anzi, il suo leader punkettone Giovanni Lindo Ferretti –
si ritiene soddisfatto e decide di rinominarsi Csi. Annarella, canzone facente parte dell’ultimo disco come Cccp intitolato
“Epica Etica Etnica Pathos”, chissà
mai perché, non avrà tutto il successo di Un’estate
italiana.
Dalle parti italiane, comunque, pare che ogni tanto precipiti un
aereo: dopo il DC9 abbattutosi su Ustica dieci anni prima, incidente sul quale sarà
a breve presentata una Commissione Parlamentare d’inchiesta (secondo la quale le autorità militari e gli organismi politici avrebbero ostacolato
e depistato le indagini), nel corso di un’esibizione acrobatica vicino Treviso
precipita al suolo un caccia sovietico SU27 , provocando due morti e diversi
feriti. Intanto siamo quasi alla prima guerra del Golfo, perché l’Iraq invade
ad agosto il Kuwait e dopo poco iil governo italiano invierà rinforzi alla
marina statunitense. Continuando col capitolo “segreti di stato”, a luglio c’era
stata anche l’assoluzione in secondo grado degli imputati per la Strage
di Bologna. Ma, visto che si parla di segreti, non posso non ricordare l’impressione
che mi fece a quell’età - sempre 8 anni - il volto tumefatto della povera Laura
Palmer il cui corpo fu rinvenuto, ormai morto, avvolto in quella plastica
sporca; i miei cambiarono canale immediatamente, chissà che strana espressione
avevano formato i lineamenti del mio viso. La serie “Twin Peaks” (con David
Lynch in generale) la scoprii poi all’università, innamorandomene per sempre e
così tanto da avere una sorta di orgoglioso pregiudizio critico nei confronti
di qualsiasi serie tv venuta dopo. Un’altra visione scoperta in là negli anni con
gioia è stata “In nome del popolo sovrano”
di Luigi Magni, che chiudeva la trilogia del regista concepita contro il potere
temporale della Chiesa. Ogni tanto vado ad ascoltarmi la colonna sonora, immaginando come mai non sia diventato questo il nostro inno.
Non è semplice andare
indietro nel tempo rinvenendo mele marce in mezzo ai bei ricordi; specie per
una generazione come la mia che, secondo Le Statistiche Economiche E Occupazionali, è stata “così sfortunata!” (ma in verità vi dico, non preoccupatevi, sopravviveremo
lo stesso: ci avranno tolto varie opportunità, di sicuro però non il materiale
per grosse risate e ironia pungente). E' difficile, più che altro, vedere
ancora oggi alcune presenze riconfermarsi o ri-crearsi nel panorama politico e
culturale popolare. A tratti non se ne può veramente più. Il cliché ideologico
che sfila quotidianamente ai nostri occhi, attraverso gli stessi media di
sempre, spesso mi sa proprio di pallone Italia 90 sgonfio, ammaccato, inutile,
eppure proprio in virtù di tali caratteristiche messo lì spavaldamente in esposizione
nel museo dello stantìo nazionale. Ma a me, al massimo, viene voglia di dargli
un gran calcio e viverla, così, quest'avventura. L’estate sta finendo, e ad ognuno il suo gol.