La minorenne. Una volta i bambini mi infastidivano o al massimo mi lasciavano
indifferente. Se proprio ero obbligato dalle circostanze a rivolger loro la
parola, non andavo più in là di “cosa
farai da grande?”. Una volta un bambino mi diede una lezione e mi rispose: e tu
cosa farai da piccolo? Allora mi accorsi che anche i bambini ogni tanto si
scocciano e, quando si scocciano, possono diventare pericolosi, per esempio a
chi gli chiede vuoi più bene al papà o alla mamma? Potrebbero rispondere: e tu
vuoi più bene a tua moglie o alla signorina Patrizia?
I miei rapporti coi bambini erano dunque ridotti all’essenziale.
Quando nacque mio figlio, ovviamente gli volevo molto bene, però non ero capace
di fare il cagnone sul tappeto e neppure di catapultarlo per aria gridando vola
vola vola. Essendo completamente privo di fantasia, non ero nemmeno in grado di
raccontargli delle favole decenti. Una volta ci provai, lui mi stette ad
ascoltare e poi mi chiese: e allora? Allora è finita, gli dissi.
Sono stato un
padre un po’ snaturato, più che divertire mio figlio cercavo di divertirmi io,
facendo degli esperimenti che avrebbero interessato Pavlov. Pensando che le frasi
utili se le imparava per conto suo, cominciai ad insegnargli dei vocaboli
assolutamente superflui. A tre anni diceva correttamente “sotto un certo
profilo”. Quando ne aveva quattro, i parenti venivano da lontano per sentirgli
dire che spero, promitto e juro reggono l’infinito futuro.
Guardavo con
ammirazione le signore che si facevano i complimenti per i rispettivi figli,
pigliandoseli in braccio, sbaciucchiandoli, intrattenendoli con bamboleggianti
discorsi che avevano la elle al posto della erre. Io, se me li mettevano in
braccio, li reggevo come pile di piatti. Una volta, per darmi un contegno,
chiesi “ti piace andare a scuola?”, suscitando scandalo perché il piccolo aveva
quattro anni e mezzo.
Poi, col passar del tempo, sono maturato dal punto di vista
paterno e mi sono lasciato attrarre dalla psicologia infantile in genere: ho
scoperto che spesso è meno noioso conversare con un seienne che con un
quarantenne. Sono arrivato al punto che mi intenerisco. Chissà in che abissi di
commozione sprofonderò quando sarò nonno.
Bene, mi accorgo di essere arrivato
troppo tardi a capire il fascino dell’infanzia. Quest’estate ero sul molo,
guardavo la mia barchetta ormeggiata e consideravo che non le avevo ancora dato
un nome. Stavo pensando che forse l’avrei battezzata “Noan” o “Mogadon”, perché
la barca a vela per me è un tranquillante, quando mi accorsi che sul molo c’era
una bimbetta bionda con gli occhi sgranati. Le feci un complimento e le chiesi
cosa faceva lì tutta sola. Disse che guardava le barche perché le piacevano
molto. Allora le chiesi se le piacevano quelle con le vele o quelle con tutte
le vetrate e le tende e le poltroncine per prendere il tè. Disse che le
piacevano di più quelle con le vele perché erano più facili da disegnare, basta
fare un triangolo. Quelle altre con le poltroncine e le verande invece sembrano
delle case. Allora le chiesi se le sarebbe piaciuto salire su una barca con le
vele, ma subito mi trattenni. C’era qualcuno che ci osservava.
Un uomo che intrattiene una bambina, oggi, è
guardato con sospetto. Ero uno sconosciuto da cui non bisogna accettare la
caramella. Immaginiamoci cosa si sarebbe pensato se l’avessi invitata sulla mia
barca. Salutai la bambina bionda e me ne andai in fretta.
Proprio quando scompare il tabù del sesso, ingigantisce il
tabù dell’infanzia. Fra rapimenti e sevizie, non si è più disposti a credere
che un bambino attiri un uomo per motivi confessabili o addirittura meritori e
quindi è prudente rinunciare all’avventura più magica.
Fra le tante cose
difficili della vita c’è quella di riuscire a comportarsi in modo lecito senza
destare sospetti. Se entro in libreria, cerco di non avere già un libro
sottobraccio, perché mi sentirei osservato: c’è tanta gente che esce dalla libreria
con libri che non paga.
Se un lunedì non mi sento bene, evito di presentare
certificato medico e lavoro lo stesso perché il lunedì è ormai, per
definizione, il giorno in cui tutti stanno poco bene per allungare il week-end
e mi secca essere coinvolto in questa usanza.
Una volta venivo dalla Svizzera e un doganiere mi chiese se
non avevo nulla da dichiarare. Gli risposi: nulla. Lui insistette: proprio
nulla, neppure una tavoletta di cioccolato? Le ho detto nulla, ribadii. Lei mi
vuol far credere che va in Svizzera, replicò, e non si compra neanche una
stecca di sigarette; una stecca la può portare ma non deve fare il furbo a
rispondermi nulla. Allora scesi dalla macchina e gli dissi: esigo che lei
smonti la mia macchina per cercare la tavoletta di cioccolato e la stecca; se
no, la denuncio al suo ministero.
E’ difficile, dicevo, comportarsi in modo lecito senza destare sospetti. Il mio rancore verso i disonesti non dipende solo dal fatto che ci danneggiano materialmente. Ma che ci rendono complicata anche la nostra esistenza da onesti. I criminali o i deviati che rubano bambini non colpiscono soltanto le loro vittime ma danneggiano tutti noi che dobbiamo rinunciare alle azioni pulite perché loro le hanno sporcate.
Scusami bambina bionda, se non ti ho mostrato la mia barca
con le vele che si disegna come un triangolo.E’ difficile, dicevo, comportarsi in modo lecito senza destare sospetti. Il mio rancore verso i disonesti non dipende solo dal fatto che ci danneggiano materialmente. Ma che ci rendono complicata anche la nostra esistenza da onesti. I criminali o i deviati che rubano bambini non colpiscono soltanto le loro vittime ma danneggiano tutti noi che dobbiamo rinunciare alle azioni pulite perché loro le hanno sporcate.
Nessun commento:
Posta un commento