martedì 26 marzo 2013

“Solo noi, arrotolati i vostri tre anni di guerra”, di Velimir Chlebnikov

Solo noi, arrotolati i vostri tre anni di guerra
in un cartoccio di minaccevole tromba,
cantiamo e gridiamo, cantiamo e gridiamo,
ubriachi del fascino di quella certezza,
che il Governo del Globo Terrestre
già esiste:
siamo Noi.
Solo noi abbiamo calcato sulle nostre fronti
il serto selvatico di Governanti del Globo Terrestre,
inesorabili nella nostra abbronzata ferocia,
saliti sul masso del diritto di conquista,
alzando il vessillo del tempo,
noi – vasai che cociamo le umide argille dell’umanià
nelle brocche e nei bricchi del tempo,
noi – promotori della caccia alle anime
urliamo in canuti corni marittimi,
chiamiamo a raccolta gli umani armenti –
Evoè! Chi è con noi?
Chi ci è amico e compagno?
Evoè! Chi ci segue?
Così noi balliamo, pastori degli uomini e
dell’umanità, sonando il piffero.
Evoè? Chi è più grande?
Evoè! Chi è più avanti?
Solo noi, saliti sul masso
di noi stessi e dei nostri nomi,
fra un mare di vostre maligne pupille,
solcate dalla fame dei patiboli
e contorte dall’estremo orrore,
sulla risacca dell’urlo umano
vogliamo che ci si apostrofi e d’ora in poi ci si onori
Presidenti del Globo Terrestre.
Che sfacciati – diranno certuni,
no, sono santi, obietteranno degli altri.
Ma noi sorrideremo come dèi,
additando con la mano il Sole.
Trascinatelo ad un guinzaglio per cani,
impiccatelo alle parole
“Libertà”, “Fratellanza”, “Uguaglianza”,
processatelo al vostro tribunale di sguattere,
perché sulle soglie
d’una molto ridente primavera
ci ha ispirati questi bei pensieri,
queste parole e ci ha dato
questi sguardi sdegnosi.
Il colpevole è Lui.
Noi non facciamo che adémpiere il bisbiglio solare,
quando verso di voi erompiamo come
capimandatari dei suoi ordini,
dei suoi severi comandi.
Le pingui folle dell’umanità
si stenderanno sulle nostre tracce.
Dove noi siamo passati,
Londra, Parigi e Chicago
per gratitudine sostituiranno i loro
nomi coi nostri.
Ma perdoneremo una tale stoltezza.
Tutto questo è di là da venire,
e intanto, madri,
portate via i vostri figli,
se apparirà in qualche posto uno stato.
Giovani, saltate e rintanatevi nelle spelonche
e nel profondo del mare,
se in qualche posto vedrete uno stato.
Ragazze e chiunque fra voi non sopporta l’odore dei morti,
cadete in deliquio alla parola “frontiere”:
esse odorano di cadaveri.
Eppure ogni ceppo fu un tempo
una bella conifera,
un pino fogliuto.
Il ceppo è perverso soltanto per questo,
che su esso si tronca la testa agli uomini.
Così, stato, anche tu
sei parola assai bella nel sogno,
composta di ben cinque suoni:
con molte comodità e refrigerio.
Sei cresciuto in un bosco di parole:
ceneriera, fiammifero, cicca,
pari tra pari;
ma perché si va nutrendo d’uomini?
Perché il paese natìo s’è fatto cannibale,
e la patria sua sposa?
Ehi! Ascoltate!
A nome dell’intera umanità
ci rivolgiamo con maneggi di pace
agli stati del passato:
se voi siete splendidi, o stati,
come amate narrare di voi stessi
e di voi costringete a narrare i vostri famigli,
allora perché questo cibo agli dèi?
Perché scricchiamo, noi uomini, nelle vostre mandibole,
tra zanne  e denti molari?
Ascoltate, stati degli spazi,
ecco ormai da tre anni
voi fate finta
che l’umanità sia soltanto una pasta,
un dolce biscotto che vi si scioglie in bocca;
e se il biscotto scatterà come un rasoio, dicendo: mammina?
Se lo spargeremo di noi,
come d’un tossico?
D’ora in poi noi ordiniamo di sostituire le parole “Per grazia divina”
con “Per grazia delle Isole Figi”.
E’ forse decente per il Signor Globo Terrestre
(sia fatta la sua volontà)
incoraggiare il cannibalismo ecumenico
entro i confini di se stesso?
E non è servilismo senza limiti
da parte degli uomini  in quanto mangiabili
proteggere il proprio Mangiatore Supremo?
Ascoltate! Persino le formiche
spruzzano acido fòrmico sulla lingua dell’orso.
Se ci sarà qualcuno ad obiettare
che lo stato degli spazi non è giudicabile
come ecumenica persona di diritto,
non obietteremo noi forse che l’uomo
è anch’esso uno stato: bìmano,
di globuli sanguigni, ed anch’esso ecumenico?
Se gli stati sono perversi,
chi di noi moverà un solo dito,
per prolungare il loro sonno
sotto la coltre del Per Sempre?
Voi siete malcontenti, o stati
e loro governi,
in segno d’avviso battete i denti
e fate piccoli balzi. E con questo?
Noi siamo la massima forza
e sempre potremo rispondere:
a sommossa di stati
sommossa di schiavi, -
con una missiva bene assestata.
Stando sulla tolda delle parole “Superstato della stella”
e non necessitando di bastone nell'ora di questo rullìo,
chiediamo: chi è più alto:
noi che, in virtù del diritto di sommossa
e inoppugnabili nel nostro primato,
servendoci della tutela delle leggi sull’invenzione,
ci siamo proclamati Presidenti del Globo Terrestre,
oppure voi, governi
di singoli paesi del passato,
questi prosaici residui caduti vicino a macelli
di tori bìpedi,
del cui cadaverico umore vi siete unti?
Quanto a noi, condottieri di un’umanità
da noi edificata secondo le leggi dei raggi
con l’ausilio delle equazioni del fato,
noi rinneghiamo i padroni,
che si spacciano per governanti,
per stati e altre case editrici
e ditte commerciali Guerra & C.,
che hanno appoggiato i mulini del dolce benessere
all'ormai triennale cascata
di vostra birra e di nostro sangue
dall’inerme onda rossa.
Vediamo stati ruzzolare sulla spada
per lo sconforto del nostro avvento.
La patria sulle labbra, sventolandovi
col ventaglio del regolamento béllico-campale,
avete con impudenza inserito la guerra
nel cerchio delle Fidanzate dell’uomo.
Ma voi, stati degli spazi, placatevi
e non piangete come ragazzine.
Come intesa privata di privati,
assieme alle società degli ammiratori di Dante,
dell’allevamento di conigli, della lotta con le arvìcole,
entrerete sotto l’usbergo delle leggi da noi promulgate.
Non vi toccheremo.
Una volta per anno potrete adunarvi in annuali adunanze,
passando in rassegna le forze che si rarefanno
e in base al diritto delle associazioni.
Restate dunque volontaria intesa
di privati, non necessaria a nessuno
e per nessuno importante.
Fastidiosa come un mal di denti
in una Nonnina del XVII secolo.
Rispetto a noi voi siete
come l’irsuta gamba-mano di una scimmia,
scottata da un recòndito dio-fiamma,
rispetto alla mano d’un pensatore, che placida
governa l’universo,
di questo cavaliere della sorte sellata.
C’è di più: noi fondiamo
la società per la difesa degli stati
dal ruvido e feroce trattamento
delle comuni del tempo.
Come deviatori
ai binari d’incontro del Passato e del Futuro,
guardiamo con uguale sangue freddo
alla sostituzione dei vostri stati con una
umanità edificata scientificamente,
come alla sostituzione d’una ciòcia di tiglio
col bagliore di specchio d’un treno.
Compagni-operai! Non vi lagnate di noi:
come operai-architetti, noi andiamo
per una strada speciale ad un fine comune.
Noi siamo un genere speciale d’arma.
Dunque il guanto di sfida
di quattro parole “Governo del Globo Terrestre”
è gettato.
Intersecato da una rossa folgore,
l’azzurro stendardo dell’Anarchia,
stendardo delle albe ventose, dei soli aurorali,
è issato e sventola sopra la terra,
eccolo, amici miei!
Il Governo del Globo Terrestre!

21 aprile 1917


mercoledì 13 marzo 2013

Antonin Artaud - La fame non aspetta...

Decongestionare l'Economia vuol dire semplificarla, filtrare il superfluo perché la fame non aspetta.
Così poco inclini come siamo ad occuparci d'Economia, è sotto il suo aspetto Economico ed esclusivamente Economico che la situazione attuale ci colpisce, e lo fa in maniera pressante, angosciante, richiedendo soluzioni immediate, se non vogliamo che siano gli avvenimenti a imporci le loro soluzioni, che sarebbero disastrose, ma probabilmente decisive. E la questione che si pone è quella di sapere se bisogna provare a orientarli, gli avvenimenti, accelerandone il ritmo nel loro verso, o se per caso non valga la pena di lasciarli correre, fino a che l'ascesso si svuoti da sé, una volta per tutte, e per davvero.
Possiamo affidare al caso, certo, il compito di giungere a soluzioni estreme; ma non è affatto certo che il caso non guidato faccia bene e completamente quanto deve, ma un intervento, poiché un intervento è inevitabile e necessario, potrebbe darsi, per essere al contempo efficace e decisivo, solo nel senso di un certo numero di necessità naturali e fiutando gli avvenimenti.
Che la situazione sia grave, angosciante, e ancor più che angosciante, minacciosa, nessuno lo negherà e forse non dipende ormai più da noi il fatto che diventi, dall'oggi al domani, catastrofica. Qualunque cosa avvenga, c'è un certo numero di fatti elementari che è indispensabile che siano da tutti compresi, per contenere o precedere il disastro, e in tal caso farlo evolvere in in corso vantaggioso e comunque efficace perché se ne tragga il maggior vantaggio.
Si sa che quest'anno, come "tredicesima", i salari sono stati ridotti qui del 10, altrove del 20%, e questo in modo unanime, in tutta la Francia.
In questa notte di fine d'anno, prima dell'anno nuovo che non osiamo più sperare si conduca meno fiaccamente e meno ... del precedente, sappiamo che la maggior parte dei teatri di Parigi ha registrato incassi che si possono considerare i peggiori dell'anno, e per in cinema gli incassi sono diminuiti, in rapporto alla vigilia di Natale, di un sesto.
Otto giorni fa, il maggior industriale serico di Lione,Gillet, la cui azienda era vecchia di oltre un secolo, è fallito, accusando una perdita di capitale di un miliardo, e lasciando sul lastrico più di tremila operai.
Lo Stato non concede sussidi di disoccupazione, ma le autorità locali, che non vogliono lasciar morire di fame i trecentomila disoccupati della regione parigina, prendono, da casse di mutuo soccorso frettolosamente messe in piedi, da sei a otto franchi al giorno che distribuiscono a ogni disoccupato, che per poco che tenga famiglia ha a mala pena di che conservare forza sufficiente per vedersi lucidamente morire di fame.
Questa è la soluzione come si mostra ai non prevenuti e agli ignoranti. Ma questi elementi sono insufficienti per sbattere, davanti agli occhi di chi non ha paura di affrontare la verità, il quadro premonitore di immense, inevitabili e indubbiamente salutari, perché necessarie, rivoluzioni.

Capitalizzare la fame.

Lettera ai rettori delle Università Europee, Antonin Artaud

I bambini sanno qualcosa fino al giorno in cui li si manda a scuola.
A partire dal giorno in cui sono affidati alle mani di un professore, dimenticano.
Le scuole sono un fascismo della coscienza, questa vecchia dittatura fossilizzata sulla puttana dell'innato pedagogo.
Il bambino di sei anni che per la prima volta entra in una scuola avrebbe molto da insegnare al suo presunto maestro, se solo questi avesse la saggezza e l'onestà di credere che c'è qualcosa da imparare dalla coscienza di un nuovo nato.
Ma qual è il maestro che avrà lo spirito di riporre la chiave sulla porta mettendosi lui stesso a scuola delle future natalità?
La disgrazia, signori rettori delle Università Europee, è che non ci sarà più alcuna nascita, perché a forza di tirare la corda...
E non è alla scuola delle nascite che vorrei mettervi, io, magnifici rettori, poiché per la scienza imbecille che rappresentate non è più tempo di nascere, è tempo di morire.