mercoledì 13 marzo 2013

Antonin Artaud - La fame non aspetta...

Decongestionare l'Economia vuol dire semplificarla, filtrare il superfluo perché la fame non aspetta.
Così poco inclini come siamo ad occuparci d'Economia, è sotto il suo aspetto Economico ed esclusivamente Economico che la situazione attuale ci colpisce, e lo fa in maniera pressante, angosciante, richiedendo soluzioni immediate, se non vogliamo che siano gli avvenimenti a imporci le loro soluzioni, che sarebbero disastrose, ma probabilmente decisive. E la questione che si pone è quella di sapere se bisogna provare a orientarli, gli avvenimenti, accelerandone il ritmo nel loro verso, o se per caso non valga la pena di lasciarli correre, fino a che l'ascesso si svuoti da sé, una volta per tutte, e per davvero.
Possiamo affidare al caso, certo, il compito di giungere a soluzioni estreme; ma non è affatto certo che il caso non guidato faccia bene e completamente quanto deve, ma un intervento, poiché un intervento è inevitabile e necessario, potrebbe darsi, per essere al contempo efficace e decisivo, solo nel senso di un certo numero di necessità naturali e fiutando gli avvenimenti.
Che la situazione sia grave, angosciante, e ancor più che angosciante, minacciosa, nessuno lo negherà e forse non dipende ormai più da noi il fatto che diventi, dall'oggi al domani, catastrofica. Qualunque cosa avvenga, c'è un certo numero di fatti elementari che è indispensabile che siano da tutti compresi, per contenere o precedere il disastro, e in tal caso farlo evolvere in in corso vantaggioso e comunque efficace perché se ne tragga il maggior vantaggio.
Si sa che quest'anno, come "tredicesima", i salari sono stati ridotti qui del 10, altrove del 20%, e questo in modo unanime, in tutta la Francia.
In questa notte di fine d'anno, prima dell'anno nuovo che non osiamo più sperare si conduca meno fiaccamente e meno ... del precedente, sappiamo che la maggior parte dei teatri di Parigi ha registrato incassi che si possono considerare i peggiori dell'anno, e per in cinema gli incassi sono diminuiti, in rapporto alla vigilia di Natale, di un sesto.
Otto giorni fa, il maggior industriale serico di Lione,Gillet, la cui azienda era vecchia di oltre un secolo, è fallito, accusando una perdita di capitale di un miliardo, e lasciando sul lastrico più di tremila operai.
Lo Stato non concede sussidi di disoccupazione, ma le autorità locali, che non vogliono lasciar morire di fame i trecentomila disoccupati della regione parigina, prendono, da casse di mutuo soccorso frettolosamente messe in piedi, da sei a otto franchi al giorno che distribuiscono a ogni disoccupato, che per poco che tenga famiglia ha a mala pena di che conservare forza sufficiente per vedersi lucidamente morire di fame.
Questa è la soluzione come si mostra ai non prevenuti e agli ignoranti. Ma questi elementi sono insufficienti per sbattere, davanti agli occhi di chi non ha paura di affrontare la verità, il quadro premonitore di immense, inevitabili e indubbiamente salutari, perché necessarie, rivoluzioni.

Capitalizzare la fame.

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