martedì 31 maggio 2011

EBTG





venerdì 27 maggio 2011

Neighborhood #4 (7 Kettles), The Arcade Fire



I am waitin’ ’til I don’t know when,
cause I’m sure it’s gonna happen then.
Time keeps creepin’ through the neighborhood,
killing old folks, wakin’ up babies just like we knew it would.

All the neighbors are startin’ up a fire,
burning all the old folks the witches and the liars.
My eyes are covered by the hands of my unborn kids,
but my heart keeps watchin’ through the skin of my eyelids.

They say a watched pot won’t ever boil,
well I closed my eyes and nothin’ changed,
just some water getting hotter in the flames.

It’s not a lover I want no more,
and it’s not heaven I’m pining for,
but there’s some spirit I used to know,
that’s been drowned out by the radio!

They say a watched pot won’t ever boil,
you can’t raise a baby on motor oil,
just like a seed down in the soil you gotta give it time

mercoledì 25 maggio 2011

You make it easy, Air



" Never been here - How about you ? "
You smile at my answer,
You've given me the chance,
To be held and understood.
You leave me laughing without crying,
There's no use denying,
For many times I've tried,
Love has never felt as good.
Be it downtown or way up in the air,
When your heart's pounding,
You know that I'm aware.
You make it easy to watch the world with love,
You make it easy to let the past be done,
You make it easy.
How'd you do it ? How'd you find me ?
How did I find you ?
How can this be true ?
To be held and understood.
Keep it coming - no one's running
The lesson I'm learning
'Cause blessings are deserved
By the trust that always could
Be it downtown or way up in the air,
When your heart's pounding,
You know that I'm aware.
You make it easy to watch the world with love,
You make it easy to let the past be done,
You make it easy.
You make it easy to watch the world with love,
You make it easy to let the past be done,
You make it easy.
New star in the sky
My baby blue is a new star,
In the sky,
The world the world the world the world,
Just for you for nobody else.

lunedì 23 maggio 2011

SMania di vivere




Spettacolo di Teatro Danza contro la sclerosi multipla e per la ricerca scientifica, di:

Erica Brindisi (danzatrice e ideatrice del progetto)

Giuse Rossetti (compositore dei brani, regista ed autore dei testi)

Federica Giglio (voce narrante)

Margherita Gargiulo (coautrice dei testi assieme a Giuse Rossetti)

www.smaniadivivere.com

Francesca Woodman



Storia del guanto #5, Roma, bar Fassi, 1977 stampa originale alla gelatina d'argento

domenica 22 maggio 2011

I wish, I wish - Cat Stevens



I wish I knew, I wish I knew
what makes me, me, and what makes you, you.
It's just another point of view, ooo.
A state of mind I'm going through, yes.
So what I see is never true, ahhh.

I wish I could tell, I wish I could tell
what makes a heaven what makes a hell.
And do I get to ring my bell, ooo.
Or land up in some dusty cell, no.
While others reach the big hotel, yeah.

I wish I had, I wish I had
the secret of good, and the secret of bad.
Why does this question drive me mad? ahhh.
'Cause I was taught when but a lad, yes,
That bad was good and good was bad, ahhh.

I wish I knew the mystery of
that thing called hate, and that thing called love.
What makes the in-between so rough? ahhh.
Why is it always push and shove? ahhh
I guess I just don't know enough, yes.

giovedì 19 maggio 2011

"Mollate tutto, di nuovo. Primo manifesto infrarealista" di Roberto Bolaño (1976)

"Da qui ai confini del sistema solare ci sono quattro ore luce; da qui alla stella più vicina, quattro ore luce. Uno smisurato oceano di vuoto. Ma siamo realmente sicuri che sia solo vuoto? Sappiamo solo che in questo spazio non ci sono stelle luminose; se esistessero, sarebbero visibili? E se esistessero corpi non luminosi e oscuri? Non potrebbe succedere nelle mappe celesti, così come in quelle terrestri, che siano indicate le stelle-città e omesse le stelle-paesi?"

-Scrittori sovietici di fantascienza che si graffiano la faccia a mezzanotte.

-Gli infrasoli (Drummond direbbe gli allegri ragazzi proletari).

-Peguero e Boris soli in una camera lumpen a presagire la meraviglia dietro la porta.

-Free Money

*

Chi ha attraversato la città accompagnato solo dalla musica dei fischi dei suoi simili e dalle proprie parole di sorpresa e rabbia?

Il tipo bello che non sapeva

che l'orgasmo delle ragazze è clitorideo
(cercate, non solo nei musei si trova la merda) (Un processo di museificazione individuale) ( Certezza che tutto è nominato, rivelato) (Paura di scoprire) ( paura degli squilibri imprevisti).

*

I nostri parenti più prossimi:

i franchi tiratori, gli abitanti solitari delle pianure che devastano i caffè cinesi dell'America Latina, i macellai nei supermercati con i loro tremendi dilemmi individuo-collettività; l'impotenza dell'azione e la ricerca (a livelli individuali o impantanati in contraddizioni estetiche) dell'azione poetica.

*

Piccole stelle luminose che ci strizzano l'occhio da un luogo dell'universo chiamato I labirinti.

-Dancing Club della miseria.

-Pepito Tequila che singhiozza il suo amore per Lisa Underground.

-Succhiateglielo, sùcchiatelo, succhiamocelo.

-E l'Orrore

*

Cortine d'acqua, cemento o latta, separano un meccanismo culturale che fa da coscienza o culo della classe dominante, in un succedersi culturale vivo, canaglia, in costante morte e nascita, ignorante di gran parte della storia e delle belle arti (creatore quotidiano della sua folle istoria e delle sue allucinanti velle harti), corpo che a un tratto sperimenta su di sé nuove sensazioni, prodotto di un'epoca in cui ci avviciniamo a 200 kmh al cesso o alla rivoluzione.

"Nuove forme, rare forme", come diceva tra il curioso e il sorridente il vecchio Bertolt.

*

Le sensazioni non nascono dal nulla (ovvietà delle ovvietà), ma dalla realtà condizionata, in mille modi, da un costante fluire.

- Realtà multipla, ci fai girare la testa!

Dunque è possibile che da una parte questa sia una nascita e che dall'altra siamo in prima fila per assistere agli ultimi colpi di coda. Forme di vita e forme di morte attraversano quotidianamente la retina. La loro collisione continua dà vita alle forme infrarealiste: L'OCCHIO DELLA TRANSIZIONE

*

Mettete tutta la città in manicomio. Dolce sorella, urlare di carri armati, canzoni ermafrodite, deserti di diamante, solo vivremo una volta e le visioni saranno ogni giorno più grandi e scivolose. Dolce sorella, autostop per Monte Albán. Allacciate le cinture perché si annaffiano i cadaveri. Un problema di meno.

*

E la buona cultura borghese? E l'accademia e gli incendiari? E le avanguardie e le loro retroguardie? E certe concezioni dell'amore, e il bel paesaggio, la Colt precisa e multinazionale?

Come mi disse una volta Saint-Just in un sogno: perfino le teste degli aristocratici possono servirci da armi.

*

-Una buona parte del mondo sta nascendo e un'altra buona parte morendo, e tutti sappiamo che vivremo o moriremo tutti: in questo non ci sono vie di mezzo.
Chirico dice: è necessario che il pensiero si allontani da tutto ciò che si chiama logica e buon senso, che si allontani da tutti gli ostacoli umani in modo che le cose gli appaiano sotto un aspetto nuovo, come illuminate da una costellazione rivelatasi per la prima volta. Gli infrarealisti dicono: buttiamoci a capofitto in tutti gli ostacoli umani, in modo che le cose comincino a muoversi dentro noi stessi, una visione allucinante dell'uomo.

-La Costellazione del Bell'Uccello.

-Gli infrarealisti propongono al mondo l'indigenismo: un indio pazzo e timido.

-Un nuovo lirismo, che in America Latina comincia a crescere, a sostentarsi in modi che non cessano di meravigliarci. L'ingresso nella materia è già ingresso nell'avventura: i versi della poesia come viaggio e il poeta come eroe rivelatore di eroi. La tenerezza come esercizio di velocità. Respirazione e calore. Esperienza a briglia sciolta, strutture che divorano se stesse, contraddizioni pazze.

Se il poeta è immischiato, dovrà immischiarsi anche il lettore.

"libri erotici senza ortografia”

*

Ci precedono le MILLE AVANGUARDIE SMEMBRATE NEGLI ANNI SESSANTA

I 99 fiori aperti come una testa fracassata

I massacri, i nuovi campi di concentramento

I Bianchi fiumi sotterranei, i venti color violetto

Sono tempi duri per la poesia, dicono alcuni, mentre bevono tè, ascoltano musica nei loro dipartimenti, parlano (danno ascolto) ai vecchi maestri. Sono tempi duri per l'uomo, diciamo noi mentre torniamo sulle barricate dopo una giornata piena di merda e gas lacrimogeni, scopriamo/creiamo musica perfino negli appartamenti, guardiamo a lungo i cimiteri-che-si-espandono, dove i vecchi maestri bevono disperatamente una tazza di tè o si ubriacano di pura rabbia o inerzia.

Ci precede HORA ZERO

((Alleva zambo e ti faranno male i calli))

Siamo ancora nel quaternario. Siamo ancora nel quaternario?

Pepito Tequila bacia i capezzoli fosforescenti di Lisa Underground e la vede allontanarsi su una spiaggia da cui spuntano piramidi nere.

*

Ripeto:

il poeta come eroe rivelatore di eroi, come l'albero rosso caduto che annuncia l'inizio del bosco.

-Gli intenti di un'etica-estetica conseguente sono lastricati di tradimenti o di sopravvivenze patetiche.

-E il fatto è che l'individuo potrà anche fare mille chilometri ma alla lunga la strada se lo mangia.

-La nostra etica è la Rivoluzione, la nostra estetica la Vita: una-sola-cosa.

*

Per i borghesi e i piccoli borghesi la vita è una festa continua. Ce n'è una ogni fine settimana. Il proletariato non ha feste. Solo funerali con ritmo. Le cose cambieranno. Gli sfruttati faranno una gran festa. Memoria e ghigliottine. Intuirla, attuarla certe notti, inventarle spigoli e angoli umidi, è come accarezzare gli occhi acidi del nuovo spirito.

*

Spostamento della poesia attraverso le fasi delle rivolte: la poesia che produce poeti che producono poesie che producono poesia. Non un vicolo elettrico / il poeta con le braccia separate dal corpo / la poesia che si sposta lentamente dalla sua Visione alla sua Rivoluzione. Il vicolo è un punto molteplice. "Inventeremo per scoprire la sua contraddizione, le sue forme invisibili di rifiuto, fino a spiegarlo" . Spostamento dell'atto dello scrivere attraverso zone per niente favorevoli all'atto dello scrivere.

Rimbaud, torna a casa!

Sovvertire la realtà quotidiana della poesia attuale. Le concatenazioni che conducono a una realtà circolare della poesia. Un buon riferimento: il pazzo Kurt Schwitters. Lanke trr gll, o, upa kupa arggg, divengono ufficialmente investigatori fonetici che codificano l'ululato. I ponti del Nova Express sono anti-codificanti: lasciate che io grida , lasciate che io grida (per favore, non tirate fuori la matita né un pezzo di carta, non registratelo, se volete partecipare gridate anche voi), e dunque lasciate che io grida, per vedere che faccia fa quando smetto, quale altra cosa incredibile ci tocca vedere.
I nostri ponti fino alle stazioni ignote. La poesia che mette in relazione realtà e irrealtà.

*

Convulsivamente

*

Cosa posso chiedere all'attuale pittura latinoamericana? Cosa posso chiedere al teatro?

Più rivelatore e plastico è fermarsi in un parco demolito dallo smog e vedere la gente che attraversa in gruppi (che si comprimono e si espandono) i viali, quando sia gli automobilisti che i pedoni hanno fretta di tornare nelle loro baracche, ed è l'ora in cui escono gli assassini e le vittime li seguono.

Veramente, quali storie mi raccontano i pittori?

Il vuoto interessante, la fissità della forma e del colore, nel migliore dei casi la parodia del movimento. Quadri che serviranno solo da insegne luminose nelle sale degli ingegneri e dei medici che li collezionano.

Il pittore si colloca in un sociale che ogni giorno è più "pittore" di lui, ed è lì che si ritrova disarmato e assume il ruolo di pagliaccio.

Se Mara si imbatte per la strada in un quadro X, quel quadro acquisisce la categoria di cosa divertente e comunicante; è un salone è così decorativo come le poltrone di ferro del giardino del borghese / questione di retina? / sì e no / però meglio sarebbe trovare (e rischiosamente sistematizzare per un po' di tempo) il fattore detonante, classista, propositivo al cento per cento dell'opera, in giustapposizione con i valori dell'"opera" che la precedono e la condizionano.
-Il pittore abbandona lo studio e QUALUNQUE status quo e si tuffa nella meraviglia / o si mette a giocare a scacchi come Duchamp / Una pittura didattica per la pittura stessa/ E una pittura della povertà, gratuita o abbastanza a buon mercato, incompiuta, di partecipazione, di messa in questione nella partecipazione, di estensioni fisiche e spirituali illimitate.

La pittura migliore dell'America Latina è quella che ancora si fa a livello inconscio, il gioco, la festa, l'esperimento che ci dà una visione reale di quello che siamo e ci rivela quello che possiamo fare, la pittura migliore dell'America Latina è quella che dipingiamo con verdi rossi e azzurri sulle nostre facce, per riconoscerci nella creazione incessante della tribù.

*

Provate a mollare tutto ogni giorno.

Che gli architetti smettano di costruire scenari diretti verso l'interno e aprano le mani (o le chiudano a pugno, a seconda del luogo) verso questo spazio esterno. Un muro e un soffitto acquistano utilità quando non solo servono per dormire o per evitare le piogge ma anche quando stabiliscono, a partire per esempio dall'atto quotidiano del sogno, ponti coscienti tra l'uomo e le sue creazioni, o la loro momentanea impossibilità.

Per l'architettura e la scultura noi infrarealisti partiamo da due punti: la barricata e il letto.

*

La vera immaginazione è quella che fa esplodere, delucida, inietta microbi smeraldo in altre immaginazioni. In poesia e in tutto il resto, l'ingresso nella materia dev'essere già l'ingresso nell'avventura. Creare gli strumenti per la sovversione quotidiana. Le fasi soggettive dell'essere umano, con i loro begli alberi giganteschi e osceni, come laboratori di sperimentazione. Fissare, intravedere situazioni parallele e strazianti come un grande graffio sul petto, sulla faccia. Analogia senza fine dei gesti. Sono così tanti che quando ne appaiono di nuovi nemmeno ce ne rendiamo conto, anche se li stiamo facendo / guardando allo specchio. Notti di tempesta. La percezione si apre mediante un'etica-estetica portata all'estremo.

*

Le galassie dell'amore appaiono sul palmo delle nostre mani.

-Poeti, scioglietevi i capelli (se li avete)

-Bruciate le vostre schifezze e cominciate ad amare finché non arrivate alle poesie incalcolabili

-Non vogliamo dipinti cinetici, ma enormi tramonti cinetici

-Cavalli che corrono a 500 chilometri l'ora

-Scoiattoli di fuoco che saltano su alberi di fuoco

-Una scommessa per vedere chi batte le palpebre per primo, tra il nervosismo e la pasticca di sonnifero

*

Il rischio sta sempre da un'altra parte. Il vero poeta è quello che lascia sempre se stesso alle spalle. Mai troppo tempo in uno stesso posto, come i guerriglieri, come gli ufo, come gli occhi bianchi degli ergastolani.

*

Fusione ed esplosione di due sponde: la creazione come una scritta sul muro decisa e aperta da un bambino pazzo.

Niente di meccanico. Le scale della meraviglia. Qualcuno, forse Hieronymus Bosch, rompe l'acquario dell'amore. Soldi gratis. Dolce sorella. Visioni leggere come cadaveri. Little boys che affettano la carne secca dei baci a dicembre.

*

Alle due del mattino, dopo essere stati a casa di Mara, sentiamo (Mario Santiago e alcuni di noi) delle risate che vengono dall'attico di un palazzo di 9 piani. Non la smettevano, ridevano e ridevano mentre noi di sotto dormivamo appoggiati ad alcune cabine telefoniche. A un certo punto solo Mario continuò a prestare attenzione alle risate (l'attico era un bar gay o qualcosa di simile, e Darío Galicia ci aveva detto che era controllato dalla polizia). Noi telefonavamo ma le monete si facevano d'acqua. Le risate continuavano. Quando ce ne fummo andati da quel quartiere Mario mi disse che in realtà nessuno aveva riso, erano risate registrate, e lassù nell'attico un gruppo ristretto, o forse un solo omosessuale, aveva ascoltato in silenzio il suo disco e ce lo aveva fatto ascoltare.
-La morte del cigno, l'ultimo canto del cigno, l'ultimo canto del cigno nero, NON STANNO nel Bolshoi ma nel dolore e nella bellezza insopportabile delle strade.

-Un arcobaleno che inizia in un cinema malfamato e finisce in una fabbrica in sciopero.

-Che l'amnesia non ci baci mai in bocca. Che non ci baci mai.

-Abbiamo sognato l'utopia e ci siamo svegliati gridando.

-Un povero bovaro solitario che torna a casa, meraviglia.

*

Far apparire le nuove sensazioni - Sovvertire la quotidianità
O.K.

MOLLATE TUTTO, DI NUOVO

PARTITE SULLE STRADE


(Roberto Bolaño, Città del Messico 1976)

lunedì 9 maggio 2011

Benjamin Biolay, L'observatoire



Dans les cèdres
il y a le temps qui nous précède
Il y a le printemps qui décède
il y a du fado et du Phèdre

Sous l'azur
de villas en villégiatures
Chacun bâtit son futur
et va de ratés et ratures

Si en apparence il fait beau
il ne fait pas loin de zéro
Peu de soleil et pas d'espoir
depuis l'observatoire

Dans la plaine
il y a le temps qui nous enchaîne
À nos douleurs et à nos peines
déçu de nos desseins obscènes

Mais sur l'autre rive
les plaisanciers les badauds ivres
De bonheur en définitive
pas un radeau qui ne dérive

Si en apparence il fait beau
sous la glace il n'y a plus d'eau
Peu de soleil et pas d'espoir
depuis l'observatoire

sabato 7 maggio 2011

Celebrazioni per un tempo finito, Giuseppe Genna (II)

Da "Assalto a un tempo devastato e vile", 2001

Io non credo a nulla, perciò tutto è possibile per me. La falsa vita, con cui hanno creduto di nascondermi l’autentica sopravvivenza colla quale devo fare i conti quotidianamente, non esercita alcun fastidio né credito su di me. Sono disposto ad abbandonarla subito, purché mi venga garantita la possibilità di sputare in faccia ai Maggiordomi di ogni latitudine ed estrazione. Io sono un proletario arrabbiato che non solo non possiede i mezzi della produzione, ma neppure desidera una simile sciagura. Non voglio lavorare ad altro se non alla costruzione di stati estremi di fedeltà a me stesso, al mondo che sogno e alle persone che amo. Ho imparato a diffidare persino dei miei più intimi desideri. Figuriamoci se non dubito del sorriso mezzo scettico degli ultimi arrivati.

(...)

Siamo macchiette messe a friggere nell'olio di riuso del grottesco. La puzza di comico che aleggia intorno a noi è stomachevole. Non si ride quando si è nauseati. Il principio di regalità che tutela i Prìncipi dei poveri è questo: si tratta di una realtà troppo dura e probabile, per riderne a cuor leggero. Noi, con i fantasmi di chi è stato ai nostri tavoli per stringere bicchieri simili a quelli da cui bevevamo, accerchiamo questa indifferenza stanca, proprio come la cattiva coscienza assedia la pratica leggera delle virtù.

Prima del grande sbando, il cui inizio il mio amico colloca all'incirca dopo il disastro di Ustica, noi siamo stati felici. Abbiamo acquistato la consapevolezza delle nostre infelicità e per questo eravamo superiori a tutti: eravamo supremi. Il sordido anonimato in cui consumavamo le nostre misere esistenze non ha nulla del bando di esilio che ci è stato silenziosamente comminato negli anni Ottanta e in questo ultimo, disastrato decennio. Ci siamo sciacquati le parti intime con i liquidi che grondavano dal banchetto a cui si è abbuffato il Paese. Abbiamo visto seccarsi l'altrui acquolina sulle labbra sempre più tirate e cadaveriche dei volti rapaci, fino a quei grumi secchi di saliva agli angoli della bocca di Arnaldo Forlani al processo per Tangentopoli. E mentre noi stiamo vivendo con una salute sorretta dalla pura volontà, sono i corpi dei Maggiordomi a entrare in putrefazione prima ancora di essere colti da morte certa: vedere queste sagome malate e prossime al collasso affacciarsi dai teleschermi ci lascia in bocca il dolce sapore di una vendetta del tutto naturale, e il gusto amaro che nuove marionette sono pronte a calcare il minuscolo palcoscenico dei nostri squassi.

Celebrazioni per un tempo finito, Giuseppe Genna (I)

Da "Assalto a un tempo devastato e vile", 2001

(...) L'Italia di questo trentennio è, alla stregua di Israele, un territorio dove una tradizione spirituale constata i danni causati da se stessa misurando tassi di crescita di ateismo, nonchalance esistenziale e vago sentore di un fumoso avvenire postmortem tra quelli che una volta venivano annoverati nel gregge dei fedeli - e oggi tradiscono, senza coscienza o disprezzo verso se stessi e il mondo.
Non so se l'idea viene resa con semplicità da questa immagine: è stato come affogare in una vasca mentre il condominio è in fiamme. Sostenere le ragioni di un senso della trascendenza in un regime ex religioso che si sta fottendo di ogni senso, bellamente, ha questa tragicità ironica che marchia dolorosamente una vita intera.
Tuttavia non dispero. In metropolitana o sui bagnasciuga rivieraschi, osservo trionfare i prodotti che hanno ereditato in epoca laica la forma, lo stile e la promessa delle grandi letterature religiose: i gialli - e anche la fantascienza. Sono le manifestazioni più recenti dell'attesa protratta e dell'immersione nell'improbabile che ogni evasione fideistica ha puntualmente concesso allo stormo dei suoi fedeli. E l'immancabile scontro che il potere religioso ha dovuto affrontare con l'istanza terrena e statale, oggi, assume le fogge di un grande, sterminato segreto, intorno a cui il gioco tra dissimulazione e rovesciamento della verità ha raggiunto dimensioni mai sperimentate: quelle dell'intero pianeta. Il segreto domina questo mondo, in primo luogo come segreto del dominio. Dalle reti di promozione-controllo si passa impercettibilmente a quelle di sorveglianza-disinformazione. Un tempo si cospirava sempre contro un ordine costituito. Oggi, cospirare a suo favore è un nuovo mestiere in grande sviluppo. Sotto il dominio spettacolare si cospira per mantenerlo, e per garantire ciò che soltanto esso potrà chiamare il suo buon andamento. Questa cospirazione fa parte del suo stesso funzionamento.
Ora, è difficile stabilire, mentre si procede lenti verso la macellazione, se a questo punto è meglio vantare la propria condizione di bovini o quella di condannati a morte certa e imminente. Probabilmente, reclamando la legittimità di entrambi gli statuti, diviene più importante che mai l'esistenza di un dio - certo e imminente. E si potrebbe dare il caso che il macellaio inizi a porre fede nella sacertà delle vacche.
Così, credere di dovere opporre una fede malcerta e non propria all'abbandono della stessa fede da parte di nuovi candidati alla miscredenza: ecco una buona ginnastica che preserva lo spirito dagli smottamenti e dai falsi dubbi. Per ogni pensiero come questo - è certo - c'è un macellaio che sta preparando il chiodo.

domenica 1 maggio 2011

Israele e Palestina: fra diritto e diritto, Amos Oz (II)

da "Contro il fanatismo" (Feltrinelli, 2002)

Esiste, più urgente della questione dei confini e di quella dei luoghi santi, più urgente di ogni altra questione, la tragedia dei profughi palestinesi del 1948. Quella gente che perse la propria casa e in alcuni casi la terra natia, e che durante la Guerra d'Indipendenza di Israele nel 1948 perse tutto. C'è il più totale disaccordo su chi addossare la colpa per questa tragedia. Secondo alcuni storici israeliani di oggi, è responsabile Israele. Suppongo che nel giro di qualche anno, e spero di esserci ancora quel giorno, alcuni storici arabi arriveranno a rinfacciare ai propri governi questa vergogna. Ma a prescindere dalle definitive responsabilità, la questione è urgente, nell'immediato. Ogni profugo palestinese, senza casa, senza lavoro e senza paese, dovrebbe ottenere una casa, un lavoro, un passaporto. Israele non può accogliere questa gente, per lo meno non in grandi numeri. Se lo facesse, non sarebbe più Israele. Tuttavia Israele dovrebbe essere partecipe della soluzione nel fornire risorse che permettano di aiutare questi profughi a reinsediarsi nelle zone palestinesi. Israele dovrebbe inoltre ammettere una parte di responsabilità nella tragedia. La percentuale di responsabilità è questione d'ordine accademico, e probabilmente molto soggettiva, ma una parte di responsabilità appartiene a Israele. L'altra alla leadership palestinese del 1947 e ai governi arabi del 1948. Israele è tenuto a collaborare al reinsediamento dei profughi nella futura Palestina, vale a dire Cisgiordania e Gaza, o altrove. Naturalmente Israele ha tutti i diritti di avanzare la questione del milione di ebrei profughi dai paesi arabi, che hanno perduto anche loro la casa e i beni, a seguito della guerra del 1948. Questi ebrei non vogliono tornare nei paesi arabi. Ma vi hanno lasciato tutto ciò che possedevano. Dall'Iraq, Siria, Yemen, Egitto, Nord Africa, Iran, Libano, sono stati respinti, a volte cacciati via con la forza. Tutto questo merita attenzione. Se io fossi il primo ministro d'Israele non firmerei nessun accordo di pace che non contemplasse una soluzione per i profughi palestinesi, vale a dire il loro reinsediamento nello stato di Palestina. Perché ogni risoluzione che ignorasse tale questione, sarebbe una bomba a orologeria. Non solo per ragioni morali, ma anche per la sicurezza stessa di Israele, questo problema umano e nazionale deve trovare una soluzione nel contesto immediato del processo di pace. Per fortuna non stiamo parlando dell'Africa o dell'India. Stiamo parlando di poche centinaia di migliaia di case e posti di lavoro. Non tutti i profughi palestinesi sono senza casa e senza un paese, al momento. Ma quanto a quelli che vivono ancora così, in condizioni disumane nei campi profughi - il loro problema è anche il mio. Se non c'è soluzione per questa gente, Israele non avrà pace e serenità, anche in presenza di un accordo con il vicino. Voglio poi proporre che il primo progetto comune fra ebrei israeliani e arabi palestinesi s'avvii non appena sarà conclusa la pratica di divorzio e si sia realizzata una soluzione binazionale. per questo primo progetto non avremo aiuti internazionali, le due nazioni dovranno investire nella stessa misura, dollaro per dollaro: si dovrà trattare di un monumento comune alle nostre stupidità passate, alle nostre idiozie. Perché tutti sanno ormai che quando un bel giorno il trattato di pace sarà realtà, il popolo palestinese avrà molto meno di quello che avrebbe potuto avere 55 anni fa, 5 guerre fa, 150 mila morti fa, i loro morti e i nostri morti. Se solo la dirigenza palestinese nel 1947-48 fosse stata meno fanatica e categorica e più propensa al compromesso, se solo avesse accettato la risoluzione Onu di spartizione nel novembre del 1947! Ma anche la dirigenza israeliana parteciperà a questo monumento alla stupidità, dal momento che noi israeliani avremmo potuto fare un affare molto migliore, più soddisfacente, dimostrandoci meno arroganti, meno intossicati dal potere, meno egoisti e rozzi, dopo la nostra grande vittoria militare del 1967. E così, le due nazioni dovranno fare un bel po' di introspezione, in cerca delle vicendevoli fesserie del passato. Peraltro, la buona notizia è che il blocco cognitivo è superato. A tentare un referendum quest'oggi, un sondaggio d'opinione fra il Mediterraneo e il Giordano, che chiedesse a ogni individuo - a prescindere dalla religione, dal censo, dalle tendenze politiche, dal passaporto o dall'assenza di passaporto - non la formula di una equa soluzione, non quello che gli piacerebbe vedere, ma quello che pensa succederà alla fin fine, posso immaginare che un 80% direbbe: "Una spartizione e una soluzione binazionale". Alcuni aggiungerebbero subito: "E sarà la fine di tutto, sarà un'ingiustizia tremenda!". Su entrambi i fronti, alcuni direbbero così. Ma, se non altro, la maggioranza dei popoli ora lo sa. La buona notizia è, credo, che tanto il popolo ebraico israeliano quanto quello arabo palestinese sono più avanti dei loro leader, per la prima volta in cent'anni. Quando alla fine un leader visionario salterà su a dire: "Ecco! E' fatta! Isogni biblici, chiunque è libero di continuare a covarli, i sogni del pre '47, del post '67, continuate pure a fantasticare quanto vi pare, l'immaginazione non è censurabile. Ma la realtà corre più o meno lungo i confini del 1967"; prendere o lasciare qualche ettaro qui e là, con un mutuo accordo; e una formula aperta per i luoghi santi, perché in questo caso solo un accordo elastico potrà funzionare. Nel momento in cui i leader di entrambi i fronti saranno pronti a dichiarare questo, troveranno due popoli tristemente pronti ad ascoltarli. Non con gioia, ma pronti. Più pronti che mai. Diventati tali nel modo più doloroso e cruento, ma pronti.

Vorrei dire un'ultima cosa. Che cosa potete fare? Che cosa possono fare gli opinionisti? Tutti voi europei? Che cosa può fare il mondo esterno, a parte scuotere il capo e aggiungere "terribile!"? Ebbene, due, forse, tre cose. In primo luogo, i vostri esperti in tutta Europa hanno la deprecabile abitudine di puntare il dito come un'arcigna istitutrice vittoriana in una direzione o nell'altra: "Non vi vergognate?". Troppo spesso trovo sui giornali dei paesi europei cose tremende, vuoi a proposito di Israele vuoi a proposito degli arabi e dell'islam. Cose corrive, meschine, supponenti. Intendo dire, non sono più un europeo in nessun senso, eccetto per il dolore dei miei genitori e antenati, che mi hanno trasmesso nel codice genetico questo amore non corrisposto per l'Europa. Ma non sono più europeo. Se però lo fossi, starei bene attento a non puntare il dito contro nulla e nessuno. Invece di far questo apostrofando ingiuriosamente Israele o i palestinesi, per favore fate tutto quel che potete per aiutare entrambe le parti, perché tutte e due sono in procinto di prendere la più tormentosa decisione della loro storia. Gli israeliani ritirandosi dai territori occupati, smantellando gran parte degli insediamenti, il che determinerà una contrazione dell'immagine di sé e provocherà una grave crisi interna. Essi correranno inoltre gravi rischi, non da parte della Palestina, ma da futuri poteri estremisti arabi che potranno un giorno usare il territorio palestinese per lanciare attacchi contro Israele che, dopo il ritiro, sarà ridotto a una striscia di 12 chilometri. Questo significherà che il confine del futuro stato palestinese si troverà a circa 7 chilometri dal nostro unico aeroporto internazionale. I due terzi della popolazione israeliana si troveranno in un raggio di 20 chilometri dal confine con la Palestina. Gerusalemme sarà sul confine. Non è una decisione facile da prendere per gli israeliani, eppure dovranno prenderla. I palestinesi dal canto loro dovranno sacrificare parti che erano loro prima del '48, e questo farà male. Addio Haifa, addio Giaffa, addio Beer Sheva, e molte altre cittadine e villaggi che erano della Palestina. Questo brucerà da morire.
A voi europei tocca riservare ogni ocia di aiuto e solidarietà a questi due pazienti, sin d'ora. Non dovete più scegliere tra essere pro-Israele o pro-Palestina. Dovete essere per la pace.

Israele e Palestina: fra diritto e diritto, Amos Oz (I)

da "Contro il fanatismo" (Feltrinelli, 2002)

Una delle cose che rendono il conflitto israelo-palestinese particolarmente grave, è il fatto che esso sia essenzialmente un conflitto fra due vittime. Due vittime dello stesso oppressore. L'Europa, che ha colonizzato il mondo arabo, l'ha sfruttato, umiliato, ne ha calpestato la cultura, che l'ha controllato e usato come base d'imperialismo, è la stessa Europa che ha discriminato, perseguitato, dato la caccia e infine sterminato in massa gli ebrei perpetrando un genocidio senza precedenti. A rigore, due vittime dovrebbero manifestare d'istinto un senso di solidarietà tra loro. Così succede nelle poesie di Bertolt Brecht, ad esempio. Nella sua opera, vittime diverse sviluppano d'istinto una solidarietà reciproca, diventano fratelli e marciano insieme verso le barricate, cantando le canzoni dell'autore. Ma nella vita reale, come immagino qualcuno tra voi sappia per esperienza, nella vita vera alcuni fra i più aspri conflitti vedono in campo due vittime dello stesso oppressore. Non è detto che due figli di un medesimo crudele genitore si amino a vicenda. Il più delle volte, invece, ciascuno vede nell'altro l'immagine dell'odiato genitore. Vi sto dunque per dire che è proprio questo il caso del conflitto fra ebrei e arabi, non soltanto Israele e Palestina, bensì ebrei e arabi. Guardando l'altro, entrambe le parti vedono l'immagine dell'oppressore di un tempo. Spessissimo, leggendo di letteratura araba contemporanea, non in tutta - debbo inoltre ammettere che sfortunatamente non conosco l'arabo, e dunque sono costretto a leggere traduzioni - non ovunque, ma molto sovente trovo che l'ebreo, in particolare l'ebreo israeliano, è dipinto come un'estensione dell'Europa del passato: bianca, sofisticata, tirannica, colonizzatrice, crudele, senza cuore. Sono colonizzatori, venuti ancora una volta in Medio Oriente, ora sotto spoglie di sionisti, ma venuti per opprimere, colonizzare e sfruttare. Sono sempre gli stessi - li conosciamo. Molto spesso gli arabi, persino gli scrittori arabi più sensibili, mancano di guardarci per quello che siamo, noi ebrei israeliani: un gruppo sparuto di sopravvissuti e profughi mezzi isterici, braccati da terribili incubi, traumatizzati non solo dall'Europa ma anche dal modo in cui siamo stati trattati nei paesi arabi e islamici. Metà della popolazione israeliana consiste in gente che è stata messa fuori a calci dai paesi arabi e islamici. Israele è di fatto un immenso campo profughi per ebrei. Metà di noi sono ebrei profughi dei paesi arabi, ma gli arabi non ci vedono come tali, ci considerano la longa manus del colonialismo. Parimenti noi, ebrei israeliani, non consideriamo gli arabi, nello specifico i palestinesi, per quello che sono, e cioè vittime di secoli di oppressione, sfruttamento, colonialismo e umiliazione. E invece li vediamo come dei cosacchi da pogrom, dei nazisti con i baffi, abbronzati e con indosso la kefijah. Ma sempre gli stessi, ansiosi di tagliar la gola agli ebrei per puro spasso. In breve, sono i nostri carnefici di sempre. A questo proposito vige su entrambi i fronti una profonda ignoranza: non di carattere politico, su scopi e obiettivi, ma relativa al vissuto di traumi che le due vittime hanno subìto.

O Superman, Laurie Anderson



O Superman. O judge. O Mom and Dad. Mom and Dad. O Superman. O judge. O Mom and Dad. Mom and Dad. Hi. I'm not home right now. But if you want to leave a message, just start talking at the sound of the tone. Hello? This is your Mother. Are you there? Are you coming home? Hello? Is anybody home? Well, you don't know me, but I know you. And I've got a message to give to you. Here come the planes. So you better get ready. Ready to go. You can come as you are, but pay as you go. Pay as you go. And I said: OK. Who is this really? And the voice said: This is the hand, the hand that takes. This is the hand, the hand that takes. This is the hand, the hand that takes. Here come the planes. They're American planes. Made in America. Smoking or non-smoking? And the voice said: Neither snow nor rain nor gloom of night shall stay these couriers from the swift completion of their appointed rounds. 'Cause when love is gone, there's always justice. And when justice is gone, there's always force. And when force is gone, there's
always Mom. Hi Mom! So hold me, Mom, in your long arms. So hold me, Mom, in your long arms. In your automatic arms. Your electronic arms. In your arms. So hold me, Mom, in your long arms. Your petrochemical arms. Your military arms. In your electronic arms.