giovedì 15 novembre 2012

Da "Qualcosa di scritto" di Emanuele Trevi

(...) Ma perché l'illusione si realizzi, qui sta il punto, bisogna scoppiare insieme alla propria stessa bomba. Portare a termine l'iniziazione. Che non è una cosa che si possa fare con la mente, studiando dei libri, affidandosi alle esperienze altrui. L'iniziazione potrebbe comportare degli stadi difficili, dei pericolosi apprendistati. Tutti i riti di passaggio sono così: esigono la sottomissione a certe forme di violenza, prevedono l'attraversamento di territori oscuri, dove affrontare la paura in solitudine. Si può rendere necessario imparare  cose del tipo: fare la femmina, subire, prenderle.

(...) Ma siamo davvero sicuri che la pietà sia il più elevato dei sentimenti? Io credo che esista qualcosa di molto superiore: il riconoscimento della piena umanità raggiunta da una persona. Questa pienezza non è mai esattamente definibile, ma una cosa è certa: è inutile che la cerchiate nelle posture nobili, nella dignità, nell'armonia dei gesti. Il tenace tarlo del ridicolo corrode tutti i monumenti, fino a che basta un soffio per ridurli in polvere. La pienezza dell'umano, al contrario, non è frutto né dell'eufemismo né della censura. I suoi principali ingredienti sono la sofferenza e la comicità, talmente impastate e confuse che è impossibile, ormai, distinguerle. La nostra vita, unica in questo tra tutte le forme di vita conosciute, è tale che, a considerarla per quello che è, suscita simultaneamente il riso e il pianto - senza che sia facile individuare nettamente i motivi dell'uno e quelli dell'altro. E l'immagine di quella donna enorme, disperata, affamata, in trappola sulla soglia della sua cucina mi sembra, a ripensarci, che brilli di un suo lume interno, e come di una sua certezza metafisica - l'unica possibile. E' un castigo talmente grande da contenere in sé, custodito nella sua stessa abiezione, il suo riscatto.

(...)
La verità, ci disse Laura mentre la primavera greca, ai bordi della strada, faceva di tutto per mostrarci le sue bellezze e i suoi sogni di oblio, "la verità è che si invecchia sempre male, e se qualcuno vi dice il contrario mente, ma io a mentire non ce la faccio, non ho la vergogna di ammetterlo, possono avere un'aria più o meno decorosa, ma all'interno le persone della mia età sono tutte come me, i nonni felici sono solo alla tv". Mentre guidavo, questa stupefacente visione dell'umanità si impadronì della mia mente ammirata: ebbene sì, non ci sarebbe stato che da invecchiare per sentirla crescere dentro, la propria Pazza personale. Si poteva fare del moto, mangiare poco, smettere di fumare, trovarsi una persona con cui passare il resto della vita. Oppure no: semplicemente fare come Laura. Far coincidere l'esterno con l'interno. E adesso tocca a voi, aggiunse: "Siete giovani, siete paraculi, potete farcela. Ma per farcela davvero, ci vuole la rabbia. Pier Paolo a un certo punto lo aveva capito, la rabbia è più importante del talento, il talento lo può avere qualunque borghesuccio, la rabbia no, la rabbia è un dono raro, bisogna coltivarlo, è come avere il cazzo grosso, o la testa fina, o tutti e due - che è sempre meglio, dico bene?"

Nessun commento:

Posta un commento