martedì 24 agosto 2010

Eyjafijallajokull - Stati generali delle Fabbriche di Nichi



Intervento della fabbrica di Nichi di Perugia
Bari, 17 Luglio

Centro amore mio. (E LA PERIFERIA?)

Oltre Meredith, noi studenti e non di Perugia, creature di un centro spogliato e minimizzato e di una periferia lontana e sconosciuta, cerchiamo risposte agli echi cittadini.
Il centro, la piazza come luogo di sfogo ed aggregazione, non più solo incontro di spaccio e rimaneggiamenti commerciali. Cosa rimane dell' "acropoli" (così chiamato il centro perugino), ormai fioritura 'ndranghetista e narcotica, deserto culturale per i giovani?
Qui si pone la Fabbrica di Nichi di Perugia. Laddove lo sbandamento generazionale peggiora le nostri sorti, noi, studenti e non della città abbiamo deciso di riunirci e strutturare la "bile", quella coscienza rabbiosa che è dell'animo giovanile.
Il nostro impegno va alla riapertura culturale e allo stop della mercificazione ai grandi centri commerciali del "nostro" caro centro.
Eppure la partecipazione alle iniziative rimane alta, mentre l'offerta sembra una concessione troppo straordinaria. Bar, pizzerie, stuzzicherie e vetrine commerciali vogliono colmare, in malo modo, un bisogno che non è consumistico e di massa, ma individuale e umano. Pensare è fuori luogo, anche per un'amministrazione che, seppur di centrosinistra, gioca a risposte superficiali e frettolose.
Cinema dismessi, biblioteche che chiudono presto, invasioni di volanti blu, controlli mal indirizzati e inutili.
E la periferia? Così lontana, così vicina. Parte integrante della città, ma landa umana e vitale. Definire, quindi, aldilà dell'"acropoli", nuove aree d'incontro nel multietnico e dimenticato hinterland perugino.
Ma, oltre la retorica, la nostra proposta : riappropriazione cittadina e studentesca del centro attraverso la riapertura di cinema ed altre realtà di socializzazione, non più solo estemporanea e fulminea, ma pensata e goduta; valorizzazione delle aree adiacenti alle vie principali, abitate da residenti e universitari, ma vuote d'iniziative; riconsiderazione della periferia, oltre il semplice contenimento di lavoratori, italiani e stranieri, oltre lo sfogo consumistico.

venerdì 20 agosto 2010

Non siamo di qui

Scusi ma non saprei come aiutarla
mi trovo qui per caso da diversi anni
E anche se parlo la sua stessa lingua
a malapena riesco ad immedesimarmi
Ha mai notato questi segni sui visi
siamo in molti ad averli e perlopiù indifesi
Hanno già provato a svilirci nei branchi
con tecniche che funzionano per tutti gli altri
E sembrano accettare tutti questa moneta
ma gliel'ho detto noi non siamo di qui.



sabato 7 agosto 2010

domenica 11 luglio 2010

Bianchezza, Pierangelo Bertoli



da Album, 1982

giovedì 8 luglio 2010

E. M. Cioran "Écartèlement", 1979





Noi non abbiamo scelta se non fra verità irrespirabili e imbrogli salutari. Soltanto le verità che non permettono di vivere meritano il nome di verità. Superiori alle esigenze del vivente, non accondiscendono ad essere nostre complici. Sono verità "inumane", verità da vertigine e che si respingono perchè nessuno può fare a meno di sostegni camuffati da slogan o da dèi. Ciò che è triste è vedere che in ogni epoca sono gli iconoclasti o pretesi tali che ricorrono per lo più alle finzioni e alle menzogne. Il mondo antico doveva essere ben malato per aver avuto bisogno di un antidoto così grossolano come quello che gli avrebbe somministrato il cristianesimo. Il mondo moderno lo è altrettanto, a giudicare dai rimedi da cui si aspetta miracoli. Epicuro, il meno fanatico dei saggi, fu allora il grande perdente, come lo è oggi. Si è colti da stupore e anzi da sgomento quando si sentono uomini parlare di affrancare L'Uomo. Come potrebbero degli schiavi affrancare lo Schiavo? E come credere che la storia - corteo di abbagli - possa trascinarsi ancora per molto? L'ora di chiusura suonerà presto nei giardini di ogni luogo.